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Un futuro che parte dal presente

Se è vero che il campo dell’elettronica, del cui approfondimento di occupa Elettronica Imprese, sta man mano invadendo ogni aspetto della vita quotidiana di ciascuno, è altrettanto vero che, per quello che concerne il futuro prossimo e quello apparentemente più lontano, questo sempre più stretto legame non può far altro che consolidarsi.

Numerosi sono gli studiosi i quali, nel sostenere le proprie talvolta contrastanti tesi, affermano che l’elettronica potrà un domani capitalizzare al massimo tutte le conquiste raggiunte fino ai giorni nostri, progettando sistemi la cui miniaturizzazione viaggerà di pari passo a prestazioni sempre più veloci e funzionali ad ogni ambito. Scendendo maggiormente nel particolare, a spiccare è il settore delle nanotecnologie, il quale si servirà della scoperta continua di materiali che renderanno gradualmente più facile la progettazione e la messa a punto di sistemi la cui unità di grandezza di riferimento sarà proprio il nanometro.

L’elettronica bio

Ad una generazione, come quella attuale, che volge uno sguardo sempre più attento ed oculato verso un rispetto per l’ambiente che non è mai particolare di risibile importanza ne seguirà un’altra che tramuterà tale consapevolezza in prodotti elettronici che non necessiteranno più di smaltimento. Un caso esemplificativo potrebbe essere rappresentato da protesi mediche la cui asportazione non renderà più indispensabile un intervento. Caratterizzati dal medesimo principio potranno inoltre essere gli apparecchi elettronici di utilizzo quotidiano, i quali si consumeranno autonomamente risparmiando all’utenza l’onere di doverli gettare in appositi luoghi. Caso limite potrebbe poi essere scovato in bombe che, se rimangono inesplose, diverranno inattive oltre un certo limite temporale. A questa e ad altre conclusioni è giunto uno studio condotto unitamente da ricercatori cinesi e texani, i quali hanno ipotizzato l’esistenza neanche troppo temporalmente lontana di circuiti la cui azione dell’acqua ne disgregherà le frazioni metalliche.

Energia dal corpo

Tra gli inconvenienti che ciascuno è costretto ogni giorno a fronteggiare vi è quello scaturente dal fatto che la stragrande maggioranza dei dispositivi elettronici lega indissolubilmente il proprio funzionamento alla presenza di batterie che tendono a scaricarsi troppo presto. Per quello che attiene i tablet e gli smartphone, il problema potrebbe risultare se non altro trascurabile. Identico discorso non potrebbe tuttavia esser fatto per tutti quei dispositivi deputati al monitoraggio dello stato di salute del singolo paziente.

L’elettronica del futuro, secondo molti, ovvierà a siffatta problematica facendo in modo che sia lo stesso organismo umano a conferire all’apparecchio tutta l’energia che gli serve. Un importante balzo in avanti è stato ultimamente compiuto da un team di scienziati dell’Università della North Carolina. Punto cardine dello studio sta nell’identificazione della fonte d’energia nella differenza termica che nel nostro corpo si verifica come risposta agli agenti esterni. L’aggiuntivo step nel quale si è entrati vede la propria più importante novità nella scoperta di una lega composta da indio e gallio il cui obiettivo è il collegamento dei componenti che raccoglieranno l’energia prodotta naturalmente dall’organismo. Punto forte della lega usata è la sua capacità di auto ripararsi nella fattispecie in cui sopraggiungano dei guasti. Malgrado si sia in presenza di quella che potrebbe essere definita come una rivoluzione nelle vite di tutti, ad ora la il quantitativo di energia reperibile fruendo di questo processo è assai limitato.

Elettronica fai da te

Differenza che potrebbe separare il presente ed il futuro è che mentre ora l’acquisto di un qualsiasi apparecchio elettronico deve essere fatto in negozio, in seguito ogni cosa potrà essere sfornata da casa. A bastare saranno un semplice foglio di carta ed una stampante che avrà la funzione di creare dispositivi che, oltre che essere assolutamente personalizzabili, saranno anche riciclabili.

Lo studio che accerta la fattibilità futura di questa tecnologia vede la compartecipazione dell’Università di Pisa e da quella di Manchester. Esso concerne l’uso di materiali di matrice bidimensionale, tra cui il grafene, le cui applicazioni andranno a toccare gli ambienti più disparati, da etichette intelligenti attinenti la cosiddetta industria 4.0 fino ad arrivare agli apparecchi biomedicali.